Quando, dopo aver lasciato il lavoro in azienda a luglio del 2013, mi resi conto arrivata a settembre che non dovevo più tornare in ufficio dopo le vacanze, fui presa da sensazioni molto contrastanti.
Da una parte mi sentivo libera, dall’altra non avevo la più pallida idea di cosa fare e al tempo stesso la consapevolezza che i soldi che avevo da parte non sarebbero durati in eterno.
C’era però un’altra sensazione, più strana. E che ho ritrovato indistintamente quest’anno in tutte le persone che seguo come coach, e che capisco, perchè ricordo, perfettamente.
Settembre era sempre stato infatti fino a quel momento il mese in cui, passata l’euforia da ferie e l’abbronzatura, mi trovavo mestamente a pensare a quanti mesi mancassero al Natale o al prossimo ponte, mentre una domanda martellava costantemente nella testa: “ma è davvero questa la vita che voglio fare, per il resto della mia vita?”.
Allora l’assenza di quella malinconia, o angoscia, non so quale possa essere il termine migliore per definirla, mi sconcertava.
Sì, ero allo sbando ma di una sola cosa ero certa: volevo scardinare quella coazione a ripetere.
E da lì è iniziato il mio percorso di sperimentazione e ricerca per arrivare a ciò che posso permettermi di fare ora, e cioè:
- andare in vacanza a settembre, quando tutto costa di meno e i ritmi sono più lenti. Quest’anno sono stata a Lampedusa, un’isola meravigliosa, piena di escaper che hanno lasciato le grandi città per farsi abbagliare da quel mare turchese e dalla sua asprezza, nonché da delfini, tartarughe e cibo da urlo. Non so voi, ma per me non esiste una droga migliore del mare.
2. partecipare alla Social Innovation School di Rumundu ad Alghero, ovvero unirmi con i miei soci di Impact Hub Roma a una ventina di visionari e condividere con loro sogni e progetti di impresa con un impatto positivo sulla società e sul territorio (e anche una casa con annesse file al bagno e battibecchi su chi russa di più). Sempre – ça va sans dire – di fronte a un mare e a una natura strepitosa. E a litri di mirto e Ichnusa, ovviamente.
3. andare a trovare i miei genitori in campagna, nel mio posto del cuore che è una casa un po’ sgarrupata dalla quale però si vede anche il mare – ancora lui! – della Costiera Amalfitana.
Niente di tutto questo mi sarebbe stato possibile 5 anni fa, ma nemmeno 4-3-2… perché lavorare in maniera indipendente comporta una serie di sacrifici che però ti fanno apprezzare poi immensamente ogni conquista di cui ai punti sopra.
“Torneresti mai indietro?” mi chiede ancora qualcuno ogni tanto.
Non credo serva rispondere.
Anche perché chi mi conosce sa che io ormai ho una missione, ed è quello che definisco il mio True Purpose, ossia dimostrare a quante più persone possibili che si può fare, che esiste una strada per tutti, lunga e tortuosa per alcuni, più semplice per altri.
Ma c’è, ve lo assicuro.
Esiste un modo per amare settembre.
Per cambiare almeno quello che potete cambiare.
Salutate la malinconia e iniziate a fare un progetto.
Quello di prendervi cura e responsabilità dei vostri sentimenti.
Di parlarvi con amore e non con rabbia e rassegnazione.
Di trattarvi come se stesse parlando alla persona che amate di più.
E di cominciare a tracciare un percorso.
Nel mio piccolo sono qui se vi serve una mano e, se vorrete, vi aspetto.
Con gratitudine,
Monica