Sono passati ormai 6 anni da quando Rob e Dom, due giovani impiegati della City londinese decisero di mollare tutto per iniziare quella che sembrava una follia: trovare un’alternativa a chi si sentiva imprigionato nel proprio ruolo in azienda, per quanto ambito potesse essere, e sognava di poter semplicemente fare un lavoro più nelle proprie corde.
Decisero così di creare un blog e da lì un sito, Escape the City, che oggi, dopo un crowdfunding e un discreto dispendio di tempo ed energie, è diventato una community di oltre 250.000 persone e offre attraverso una newsletter e una sezione dedicata posizioni di lavoro totalmente fuori dal comune e attività formative non a caso denominate Tribes, perchè l’intenzione — e questi due quando si mettono in testa una cosa non mollano facilmente — è quella di arrivare a traghettare un milione di persone verso un lavoro che amano perché, dicono, un milione di persone un po’ il mondo lo possono cambiare.
Nel 2011 io ero come loro, seduta nel mio cubicolo con un ottimo lavoro in una multinazionale e un titolo di manager, eppure qualcosa non andava. E non è andata per tanto tempo, perchè ci sono voluti altri tre anni per fare il salto nel buio e lasciare quella gabbia dorata.
Una gran parte del merito va al fatto di essere stata per anni una stalker dei due ragazzi di cui sopra, i quali, ad un certo punto probabilmente sfiniti, hanno acconsentito a darmi la possibilità di creare la prima community italiana degli Escapers.
Dopo un incredulo (eravamo tanti!) avvio a Roma il 24 settembre con il World Escape Day, quando in oltre 20 città del mondo sono nati incontri spontanei accomunati dalla volontà di condividere scelte di fuga, e la creazione di un gruppo privato (mica vorrete far sapere al vostro capo e ai colleghi invidiosi che volete scappare?) su Facebook, il 18 gennaio abbiamo iniziato il ciclo degli Escape Monday italiani.
Cos’è un Escape Monday? È un modo per riprendersi il lunedì, ossia il giorno per eccellenza dedicato ai pensieri funesti sulla propria vita lavorativa, e dedicarlo a progettare, sognare e ispirarsi per ripensare il nostro futuro.
Cosa si fa agli Escape Monday? Si entra in contatto con persone che hanno i nostri stessi desideri, che hanno già cambiato vita o stanno progettando di farlo, per imparare l’uno dall’altro e generare insieme la spinta giusta verso il cambiamento. A ogni appuntamento, una volta al mese, ascoltiamo due o più storie di chi ce l’ha fatta, facciamo nuove conoscenze con persone che hanno i nostri stessi desideri e possiamo chiedere/dare, in base alle nostre competenze, un supporto per costruire insieme un progetto di fuga. E poi c’è anche il bar, per chi vuole fermarsi a fare quattro chiacchiere con gli speaker e gli altri partecipanti ché si sa, davanti a una birra o a un bicchiere di vino viene tutto più facile.
Per incuriosirvi, un piccolo assaggio delle storie ascoltate finora:
- una ex dirigente di una multinazionale che ha lanciato un famoso prodotto di largo consumo che decide di mollare tutto per passare sei mesi con gli Indiani d’America e poi inventarsi un lavoro da coach di successo al ritorno in Italia
- una giovane producer televisiva che ha trasformato un video girato per caso in vacanza nel suo primo progetto da freelance e colto l’occasione per lasciare il lavoro e ricominciare da capo
- un ex impiegato di banca che ha creato da zero una startup musicale così di successo da aver acquisito recentemente una azienda americana
- una ex direttrice marketing che si è imbarcata in una ambiziosa missione: quella di salvare il mondo con la bellezza!
- un ex consulente che ha mollato tutto per fare il giro del mondo in bici alla ricerca di storie di vita sostenibili
[A personal note: a big big thanks to Skye and Becca for their help, patience and enthusiasm. For making this, and my dream, happen.] 🙂